"ANTONIO
IL MATTO" DI BRENZIO
In
questo stato di cose, avvenne che le forze Francesi
dovettero ridurre la guarnigione delle Tre Pievi
per rafforzare la difesa di Como, consentendo
alla parte contraria di rialzare la testa.
A capo della fazione anti - Francese si pose una
figura piuttosto singolare; un masnadiero brutale
e rapace nativo di Brenzio, nella Pieve di Dongo,
dove era conosciuto come Antonio il Matto, detto
anche il Matto di Brenzio. L’appellativo fu poi
esteso anche ai suoi figli che ne continuarono
le gesta.
Antonio il Matto riuscì a raccogliere intorno
a sé un nutrito gruppo di elementi della sua risma
e, dopo aver armato un buon numero di navi, prese
a imperversare sulle acque del Lario e ad infestare
le opposte rive del lago. Egli giunse ad occupare
Colonno, Dervio e Bellano, penetrò nella Val Sassina
dalla quale si ritirò con un notevole bottino
del quale facevano parte barre e lastre di ferro
che dovevano servirgli a forgiare le armi. Avvenne
in fatti che, nel 1508, le miniere di ferro di
Dongo erano state cedute dai proprietari al Maresciallo
Gian Giacomo Trivulzio, della fazione Francese,
impedendone l’accesso al Matto. Non solo, ma nel
1517 fu introdotta nel castello di Musso “…con
grande dispendio, una fonte di acqua perenne e
costruita una fontana con le opportune officine,
onde cuocere il ferro delle vicine miniere e ridurle
agli usi di guerra…” (Rebuschini).
Antonio
il Matto fu costretto a trovare altrove la materia
prima per forgiare le proprie armi e, a questo
scopo, unitamente con quello meno nobile delle
razzie, si dedicò con il massimo impegno. Ecco,
dunque, spiegata la spedizione in Val Sassina
per fare incetta di ferro.
Poco tempo dopo, il Matto sbarcò con i suoi uomini
nei pressi di Menaggio, spingendosi fino a Porlezza,
sul lago Ceresio. Al ritorno, mise il paese a
ferro e fuoco i villaggi che attraversava, compreso
Menaggio. Identica sorte sarebbe certamente toccata
a Lenno se i suoi abitanti non avessero accettato
di pagare un riscatto di cento scudi d’oro.
Fu probabilmente durante l’incursione a Lenno
che l’attenzione del Matto fu attratta dal castello
di Griante, destinato a diventare una delle sue
basi operative più importanti, anche perché le
Tre Pievi erano divenute per lui pericolose.
La Signoria delle Tre Pievi era stata restituita
al governo del Maresciallo Trivulzio, ormai
ottuagenario, che fece costruire un porto e un
forno a Dongo, rafforzando le simpatie della fazione
Francese.
Contemporaneamente, la diatriba relativa al possesso
delle terre in discussione fra il Ducato di Milano,
gli Svizzeri e i Grigioni sembrò avviarsi a soluzione
con la Pace Perpetua di Friburgo, firmata il 29
novembre 1516. In essa, oltre a particolari privilegi
e franchigie, veniva riconosciuta agli Svizzeri
l’annessione di Lugano, Mendrisio, Capolago, Riva
San Vitale e Locarno, mentre ai Grigioni veniva
assegnata la Valtellina con le contee di Bormio
e Chiavenna.
Tuttavia,
la firma del trattato non portò tranquillità nella
regione Lariana. Antonio il Matto riprese le sue
violenze contro la fazione Francese trovando,
ancora una volta, l’appoggio dei Grigioni. Non
aveva però tenuto in debito conto lo spirito giovanile
del vecchio Maresciallo Trivulzio che, fra la
gente di Menaggio e di Torno, riuscì a raccogliere
attorno a sé un buon numero di armati. Reclutò
anche dei validi informatori e con il loro aiuto
riuscì, nottetempo, a catturare il Matto mentre
dormiva nella sua residenza sopra Dongo. Il giorno
seguente Antonio detto Matto di Brenzio fu trovato
morto per un colpo di archibugio al petto. Era
il 19 Settembre 1517.
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