PASSEGGIATE
ARCHEOLOGICHE
Il
centro lago offre la possibilità a quanti si
interessano di archeologia di scegliere tra diversi
percorsi, unendo l'interesse storico a quello turistico
e sportivo.
L'ISOLA
COMACINA
E' l'unica isola del lago di Como, ed è ricca
di storia antica. A partire almeno dal tardo impero
romano, l'Isola fu un centro fortificato. Sotto il dominio
dei Goti diventò una postazione militare che
fu poi presa dai Bizantini e quindi conquistata dai
Longobardi nel 588. Nel Medio Evo, durante la guerra
dei dieci anni (1118 - 1127) l'Isola si alleò
con Milano contro Como e il Barbarossa che nel 1169
la presero d'assalto, la rasero al suolo e l'incendiarono.
Da allora l'Isola è rimasta disabitata. La tradizione
popolare vuole che legata all'isola vi sia una maledizione
secondo la quale chiunque decida di abitarla è
destinato a morte immediata. Questa leggenda, tramandata
nei secoli, è probabilmente legata al verosimile
divieto di rioccupare l'isola imposto dal Barbarossa
e dai Comaschi per paura che potesse essere ricostituita
la potenza polotico-religiosa che avevano appena debellato.
La festa che si celebra ogni anno a San Giovanni rimanda
alla distruzione dell'Isola Comacina il cui incendio
è ancora oggi ricordato con una fantasmagorica
sagra pirotecnica.
Nel 1914 furono intrapresi gli scavi archeologici che
portarono alla luce alcuni resti delle antiche fortificazioni,
collegate al fitto sistema di torri d'avvistamento poste
lungo tutto il Lario, insieme a numerosi complessi sacri.
Fra questi ultimi, quello più importante si trova
nella parte orientale dell'isola e comprende gli scavi
di Santa Eufemia, il Battistero e la chiesa di San Giovanni.
Si presume che la chiesa di Santa Eufemia sia di epoca
paleocristiana, attestata nel VII secolo e divenuta
sede di un Collegio Canonicale nel 1031. Gli scavi hanno
evidenziato un'importante struttura a tre absidi e tre
navate, scandite da colonne ottagonali. Il presbiterio
è unito al coro con una campata intermedia, sopraelevata
su una cripta a otto colonne con volta a crociera. La
torre campanaria, scandita da semicolonne e lesene,
appare accostata alla facciata
L'unico capitello a foglie d'acanto appartenente alla
cripta è oggi visibile sulla terrazza del ristorante
che si trova sull'isola.
I materiali di scavo sono conservati all'interno della
chiesa barocca di San Giovanni, nella quale sono anche
visibili le tracce della più antica struttura
d'epoca romanica. Gli scavi effettuati dietro la chiesa
barocca hanno portato alla luce l'antico Battistero.
Si tratta di una costruzione bi-absidata, con pavimento
in mosaico a tre colori con motivi floreali e geometrici
e databile attorno al V secolo.
Ad ovest si trovano le rovine della chiesa paleocristiana
di Santa Maria in Portico. Ancora più ad ovest,
in posizione elevata, ci sono i resti della chiesa di
San Pietro in Castello, una costruzione presumibilmente
d'epoca romanica. All'estremità ovest dell'isola,
inglobati in una casa colonica, ci sono i resti della
chiesa monastica dei Santi Faustino e Giovita.
Come raggiungere l'Isola Comacina: da Cadenabbia o Tremezzo
con auto o bus di linea fino a Sala Comacina e traghetto
privato per l'isola.
LENNO
La chiesa Parrocchiale di Santo Stefano sorge sulle
rovine di un edificio termale romano. Nel 1933, nei
suoi pressi fu rinvenuta una tomba di età imperiale.
Alla foce del fiume Perlana, nei presi della punta del
Lavedo, sorgeva una delle ville di Plinio il Giovane:
la Comoedia, della quale nel 1847 furono ripescati dal
lago due rocchi di colonne con capitelli Corinzi, ora
al Museo Archeologico di Como.
Nel 1908 - 1909, lungo la strada che porta al Santuario
del Soccorso furono scoperte alcune tombe romane, una
delle quali conteneva una moneta aurea di Giustiniano
che ne rese possibile la datazione al VI secolo.
Il nucleo antico di Lenno sorge a Nord Ovest della punta
del Lavedo. Al suo centro, notevolmente ribassati rispetto
l'attuale Via Regina, sorgono la Parrocchiale di Santo
Stefano e, distaccato da questa, il Battistero romanico
di San Giovanni. Fino alla metà del XVI secolo
essi facevano parte di un complesso sacro più
vasto che comprendeva le cappelle di San Zeno e di Santa
Maria, ai lati del Presbiterio, e una zona cimiteriale.
Tutto il complesso era circondato da mura di recinzione.
I reperti archeologici più antichi che si trovano
nella chiesa Parrocchiale comprendono tre lapidi pagane
e dodici lapidi Cristiane delle quali tre sono ora immurate
nell'atrio, una sul fianco sinistro della chiesa e una
nella cripta. Esse recano inciso le date 535 (o 539)
e 571.
Attraverso una botola all'interno della parrocchiale
si accede alla cripta di forma trapezoidale a cinque
campate e tre absidi con volte a crociera. I semi-capitelli
laterali appartengono al VI e VII secolo, mentre quelli
delle colonne centrali, in stile arcaizzante protoromanico,
potrebbero risalire o al tardo paleocristiano oppure
all'alto Medio Evo.
La struttura della chiesa Parrocchiale è a portico
paleocristiano. Verosimilmente, durante il XVI secolo,
i portici furono chiusi e trasformati nelle navate laterali.
Alcuni frammenti d'affresco raffigurarti delle Sante
sono testimonianza dell'ingresso Medievale. Appartengono
al XV secolo l'acquasantiera all'ingresso e un frammento
d'affresco raffigurante l'adorazione dei Magi, incorporato
nella prima cappella a destra. La chiesa è stata
rinnovata nel XVII secolo in stile Barocchetto.
A sinistra della Parrocchiale si erge il Battistero
di San Giovanni. La costruzione è a pianta ottagonale
con abside rivolta a nord est. Le pareti esterne terminano
con una cornice ad archetti, a gruppi di tre, poggianti
su semicolonne. Il tetto in pietra culmina con un campaniletto
quadrato. Il portale è a tre archi, due dei quali
ciechi, con capitelli di riutilizzo. All'interno vi
sono frammenti d'affreschi medievali e decorazioni pittoriche
barocche, purtroppo in grave stato di conservazione.
La costruzione è databile alla seconda metà
dell'XI secolo.
Come raggiungere Lenno: da Cadenabbia o Tremezzo con
auto o bus di linea.
OSSUCCIO
Il paese trae il nome da "Pago degli Ausuciati"
d'origine romana.
Nell'alto Medio Evo dipendeva dal potente centro militare
e religioso dell'Isola Comacina. A questo motivo fu
coinvolto nelle lotte tra Bizantini e Longobardi prima,
tra Franchi e Longobardi poi, e, infine, tra Milano
e Como finché questi ultimi distrussero l'Isola
nel 1169.
Alcuni reperti romani furono ritrovati nell'area della
chiesa dei SS. Agata e Sisino. La chiesa è d'epoca
romanica con campanile dell'XI secolo e si trova notevolmente
abbassata rispetto alla strada. Al suo interno, verso
la parete destra, è situata un'ara romana del
II-III secolo, dedicata alle Matrone e ai Geni tutelari
dell'abitato. Verso la parete sinistra si trova una
pregevole acquasantiera con rilievi zoomorfi e bordatura
geometrica risalente al XII secolo. Sulla parete sinistra
sono visibili alcuni lacerti di un affresco rappresentante
la Crocifissione, probabilmente del XII secolo. Più
in basso sono visibili altri frammenti di un affresco
datato 1489. Nel 1907, durante lavori di scavo eseguiti
vicino alla chiesa, sono state rinvenute due tombe celtiche
ad incinerazione, contenenti vasi e fibule di bronzo
e ferro.
OSPEDALETTO
DI OSSUCCIO
Ospedaletto è una delle frazioni a lago del Comune
di Ossuccio. Deve il suo nome ad un Hospitium annesso
alla chiesa di Santa Maria Maddalena che risulta documentata
a partire dal 1169, ma che è databile tra il
XI e il XII secolo. La chiesa è ad aula unica,
preceduta da un portico, molto restaurato, nella cui
parte destra è immurato un fregio zoomorfo, un
notevole esempio di scultura romanica. Suggestivo e
singolare appare il campanile che termina con una cella
campanaria di epoca gotica che fu aggiunta alla torre
originaria tra il XIV e il XV secolo.
All'interno della chiesa, nel catino absidale, sono
visibili tracce di un affresco raffigurante un Cristo
Pantocratore. Gli affreschi sulle pareti sono del primo
1600, mentre il paliotto dell'altare, eseguito a scagliola,
è del 1700. Come raggiungere Ospedaletto e Ossuccio:
da Cadenabbia o Tremezzo con auto o bus di linea.
L'ANTICA
VIA REGINA
Nell'anno 16 a.C., le popolazioni Alpine si ribellarono
a Roma trascinando nella rivolta anche i Reti e i Vindelici,
etnie che popolavano un vasto territorio che dai Grigioni,
attraverso la Baviera, si estendeva fino al Danubio.
L'imperatore Augusto inviò i suoi due figli,
Druso e Tiberio, a sedare la rivolta, cosa che avvenne
l'anno successivo, il 15.a.C. Fu proprio questa missione
bellica la causa e l'origine di quasi tutto il percorso
viario transalpino della parte centrale delle Alpi,
ivi compresa la Via Regina. Di sicuro, durante la spedizione
di rappacificazione, l'esercito romano dovette utilizzare
i camminamenti già esistenti che si rivelarono
di grande importanza strategica e tattica. In previsione
di altre guerre espansionistiche verso la Germania e,
per rendere più agevole il trasferimento delle
truppe, fu deciso di trasformare quei camminamenti in
vere e proprie strade. Va detto che il tracciato più
antico della Via Regina fu tracciato probabilmente da
Claudio Marcello nel 196 a.C. e ultimato da Giulio Cesare
all'epoca della fondazione della Como Nuova. Questa
strada correva, però, più in alto rispetto
a quella tracciata dopo la guerra 16 - 15 a.C., ma non
fu mai completamente abbandonata, tanto che durante
il Medio Evo e nel periodo delle molteplici invasioni
del territorio fu utilizzata quale percorso alternativo,
ritenuto più sicuro anche se più lungo
e faticoso rispetto al nuovo tracciato.
Tuttavia, dove la costa si presentava impraticabile,
la strada di nuova costruzione romana doveva inerpicarsi
per scavalcare notevoli dislivelli, come ad esempio
quello del Sasso Rancio, tra Nobiallo e Acquaseria,
alto 337 metri. Questo tratto dell'antica Via Regina,
lungo circa 7 Km. è ancora percorribile . La
salita al Sasso Rancio ha inizio al Santuario della
Madonna della Pace a Nobiallo. Il percorso offre la
possibilità di godere di splendide vedute paesaggistiche.
Superato il Sasso Rancio, il sentiero scende verso Acquaseria
in località Sant'Abbondio e si immette per un
breve tratto sulla strada carrozzabile. Dopo circa duecento
metri, si riprende il percorso antico che corre lungo
il lago fino alla proprietà Locatelli, dove il
sentiero riprende a salire a mezza costa fino a giungere
al ponte sull'Acquaseria. In località Molvedo
ci si immette nuovamente sulla carrozzabile per circa
cento metri per poi riprendere l'antico tracciato. Si
giunge, quindi, alla chiesa di Santa Maria Rezzonico
a fianco della quale ci sono i resti di un'antica fortezza
del V - VI secolo d. C.. Da qui il percorso corre parallelo
all'odierna strada Regina fino alla passerella sulla
Val Gigina. Qui il sentiero riprende a salire verso
il Castellaccio, ruderi di una torre medievale, per
poi scendere verso Rezzonico, dove termina il percorso.
Come Raggiungere Nobiallo: da Cadenabbia o Tremezzo
con auto o bus di linea.
Come Tornare da Rezzonico: con bus di linea.
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